Ricordando la Giornata Storica

Proprio al centro del nostro paese, c’è una presenza maestosa: il Castello Visconteo.

Gli passiamo davanti, gli giriamo intorno, saliamo la sua ripida rampa, sono gesti abituali che compiamo spesso, ma non sempre ci rendiamo conto dell’importanza della sua presenza, delle storie che custodisce, testimone autentico delle antiche origini del nostro borgo.

Certo, gli anni hanno lasciato il segno, il castello che vediamo oggi non è esattamente come lo vedevano i nostri antenati.

Non vi viene mai la curiosità di sapere come fosse la vita nel castello e nel suo borgo nei tempi in cui non c’erano le fotografie ad immortalarla?

A noi della Pro Loco questa curiosità è venuta ed è proprio per cercare di fare un salto nel passato e rivivere il borgo di Binasco ai tempi del Medioevo, che abbiamo pensato alla “Giornata Storica”, la rievocazione medievale che organizziamo tutti gli anni nell’ultimo fine settimana di maggio, non quest’anno purtroppo.

In questa settimana che ci avrebbe visto correre per gli ultimi preparativi insieme a tanti amici, vogliamo ricordare con voi una donna il cui destino si è intrecciato alla storia del nostro paese: Beatrice di Lascaris più conosciuta come di Beatrice di Tenda.

Era una donna molto ricca, una ricchezza fatta di terre e denari, ma anche di intelligenza e intraprendenza.

Il matrimonio per una dama del suo rango era un contratto, uno strumento che usavano le famiglie per saldare alleanze e per i loro giochi di potere.

Il Duca di Milano Filippo Maria Visconti la sposò nel 1412 nonostante fosse di circa vent’anni più giovane di lei, che però per dote portava con sé ducati d’oro e le città di Tortona, Vercelli, Novara ed Alessandria con i loro vasti territori.

Non la si può nominare senza pensare al suo triste destino che si è compiuto proprio tra le mura del nostro castello: nel 1418 dopo soli sei anni di matrimonio, il Duca probabilmente aiutato dalla sua amante Agnese del Maino, dama di compagnia di Beatrice, accusò quest’ultima di adulterio con il servitore Michele Orombello e fece giustiziare entrambi dopo un processo assai sommario. Il motivo si può facilmente immaginare.

La lapide posta accanto al portone del castello ci ricorda Beatrice, non c’è una tomba ma alcune notizie storiche fanno pensare che sia stata sepolta presso il convento di Santa Maria in Campo, del quale sono rimaste solo una colonna e l’edicola della “Madonnina” appena fuori dal paese.

A noi però piace immaginarla durante uno dei soggiorni nel nostro borgo dove la corte veniva soprattutto per le battute di caccia nei ricchi territori circostanti.

Vestiti sontuosi, tavole imbandite, musiche leggere, danze discrete, la luce delle candele e delle lanterne, le chiacchiere delle dame, il lavoro concitato della servitù, i grandi fuochi della cucina con le carni ad arrostire, il tintinnio delle spade e gli occhi curiosi dei popolani, gli sguardi dei bambini e la vita che scorreva, così diversa dalla nostra.

Per quest’anno solo ricordi …