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Binasco in codice

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Ci troviamo in un luogo molto caro ai Binaschini, chiamato “la Madonnina”.

Questo era il punto di ingresso sulla piazza che immetteva al Convento di Santa Maria in Campo che si trovava su una strada che collegava Milano con Alessandria.

La storia del Convento risale al Decimo secolo, quando, secondo la leggenda, un contadino di nome Lupo ritrovò miracolosamente una pietra, probabilmente un cippo miliare di epoca romana, sulla quale era dipinta la Vergine Maria.

La notizia del ritrovamento si diffuse rapidamente ed attirò sia visitatori che devoti che spontaneamente decisero di vivere in comunità dedicandosi alla preghiera.  A fronte dei numerosi miracoli ottenuti per intercessione della Madonna, arrivarono donazioni che permisero la costruzione di una prima piccola chiesa.

Tuttavia la fama del luogo attirava così tanti fedeli da rendere la chiesetta troppo piccola e presto insufficiente per contenere i devoti, così ottenuti i necessari permessi ed autorizzazioni, venne costruita una nuova chiesa sulle fondamenta della graziosa chiesa originaria. Fu edificato anche un vero e proprio convento che ospitava i Monaci di San Rufo, originari di Valence, una città della Francia meridionale.

Ai monaci di San Rufo, a seguito dello Scisma della Chiesa Cattolica, subentrarono i Monaci Francescani ed il Convento di Santa Maria in Campo divenne uno dei conventi francescani più importanti.

Venne soppresso nel 1805 a seguito del Concordato tra il Papato e Napoleone Bonaparte dell’anno precedente.

A seguito dell’abbandono andò completamente distrutto e una campagna di scavi nei primi anni novanta ne riportò alla luce i resti.

Un risvolto interessante degli scavi effettuati, fu il ritrovamento di numerosi reperti risalenti ad epoche precedenti, soprattutto riconducibili al periodo romano.

Due bacheche poste sulla pista ciclo-pedonale, offrono un approfondimento sulla storia del Convento e degli scavi.

Note: notizie tratte dai libri scritti dal Professor Alberto Maria Cuomo.