Binasco in codice
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Le città di Milano e Pavia, erano anticamente collegate da una strada consolare di epoca romana con un tracciato che partiva da Porta Ticinese in Milano e passava per località che ancora oggi portano nel loro nome il riferimento alle pietre miliari, Quinto Stampi, Ponte Sesto, Cascina Decima, per terminare in Porta Milano a Pavia.
Per gli abitanti di Binasco e dei borghi vicini che dovevano far arrivare le loro merci nell’importante mercato di Pavia, era lontano e scomodo usare la malandata strada consolare, veniva invece usata una strada secondaria che passava per Binasco.
Con la sottomissione della città di Pavia da parte di Galeazzo II Visconti, avvenuta nel 1359 dopo una lunga serie di vicende alterne, divenne indispensabile creare una nuova via di collegamento tra le due città, anche perché Galeazzo II volle costruire il suo castello e risiedere proprio nella città di Pavia. Venne quindi disposto che si costruisse sul tracciato passante per Binasco, una strada lastricata, con canali per lo scolo dell’acqua piovana sui due lati, con ponti in pietra e calce; una strada solida dunque, che entrava in Binasco a nord, da Porta Milanese, attraversava il borgo, passava oltre il Ponte sul Ticinello, curvava a sinistra e proseguiva poi fino a Pavia. Si trattava della Strada Maestra alla quale oggi corrisponde la via Matteotti.
Il Ponte sul Ticinello o Ponte di Binasco, era quindi l’ingresso a sud del borgo, anch’esso poteva essere chiuso ed era presidiato dalle guardie.
Al lato del ponte, c’era una guardiola dove un esattore riscuoteva i pedaggi.
Il Ponte di Binasco fu costruito su tre arcate in cotto e lastricato di beole ed è tuttora usato per attraversare il Ticinello che oggi è un corso d’acqua con una portata controllata, ma veniva chiamato “fiume” proprio per l’abbondanza delle sue acque, spesso causa di piene e straripamenti.
Il Ticinello segnò fin dall’antichità il confine tra i territori di Milano a nord e di Pavia a sud, un corso d’acqua con un’importanza strategica dunque, considerato dai milanesi una prima linea di difesa rispetto ai tentativi di incursione nei loro territori.
Proprio per questo fu posto sotto controllo continuo dai soldati a cavallo di stanza nel nuovo castello, che garantivano la sicurezza del traffico sia di terra che d’acqua. Ai soldati erano affiancati 9 balestrieri trasportati da due barcaioli lungo le sponde del canale, per ispezionare quelle zone nelle quali erano più frequenti gli attacchi dei predoni. I soldati a cavallo e i barcaioli venivano pagati con 6 fiorini e i balestrieri con 4.
Il borgo di Binasco, con la signoria dei Visconti cambia radicalmente, non solo per le modificazioni strutturali, prima fra tutte la costruzione della fortezza, ma anche dal punto di vista economico e quindi sociale.
La Strada Maestra diventa presto una via di grande traffico e nel borgo nascono osterie e locande per accogliere i viaggiatori.
Appena prima di entrare nel borgo, si trovava la Locanda dei Tre Re che portava nell’insegna l’immagine dei Re Magi, viaggiatori biblici; era piuttosto grande ed offriva vitto e alloggio ai viandanti e ricovero per gli animali al seguito.
Dopo il ponte, di fronte al castello c’erano due locande attigue: la Locanda della Stella e la Locanda della Campana, successivamente chiamata Locanda di San Giorgio nella quale venne poi aperta una spezieria.
Vicino a Porta Milanese, nella parte nord del borgo, sorgeva la Locanda della Santa Corona.
Note: notizie tratte dai libri scritti dal Professo Alberto Maria Cuomo.